mercoledì 31 maggio 2017

ESSERE O NON ESSERE... FICTION?


Pubblichiamo questo interessante articolo di MIPO che offre degli ottimi spunti di riflessione!

LA REDAZIONE DE L'URLO 

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Recentemente è andata in onda una fiction (sottolineo fiction cioè storia inventata) intitolata "Rocco Schiavone", tratta da una serie di romanzi gialli scritti da uno scrittore emergente, Antonio Manzini. I primi due racconti brevi e i quattro romanzi sono andati molto bene in libreria, e così anche le 6 puntate della serie televisiva hanno ottenuto un buon successo e vedremo anche parecchie polemiche. Il protagonista è Rocco Schiavone che nella serie è interpretata dall' ottimo Marco Giallini ed è un commissario capo, o vicequestore della PS in forza alla questura di Aosta. Bella l'ambientazione (per chi ama la montagna) e la sceneggiatura. Da segnalare una particolarità: il dott. Schiavone è un poliziotto molto sui generis lontanissimo dalla figura del poliziotto senza macchia e senza paura che siamo abituati a vedere nei gialli piu tradizionali. Infatti è un personaggio molto controverso e pieno di tormenti (il più evidente dei quali è la moglie morta uccisa da un malvivente e con la quale lui dialoga periodicamente nel corso delle puntate), che opera in modo molto discutibile organizzando perquisizioni illegali notturne ed è aiutato da amici che fanno gli scassinatori e che fanno parte della malavita romana. Inoltre fa uso regolarmente di cannabis che conserva e consuma nel suo ufficio in questura. Premesso che quello che generalmente non amo nei gialli, anzi detesto, è proprio la divisione schematica tra buoni, senza macchia che nel loro passato presente e futuro non hanno mai fatto nulla di illegale e a loro carico non c'è nemmeno una multa per sosta vietata, e cattivi capaci soltanto di compiere reati compreso aspettare le vecchiette fuori dalle poste per rapinarle, mi chiedo se sia lecito legittimare l'uso di cannabis in questura da parte di un alto funzionario perdipiù su una rete pubblica quale RAIDUE. Devo dire che sono stato tra gli spettatori della serie e l'ho molto apprezzata senza perdere una puntata, che generalmente ho un comportamento nella vita di tutti i giorni tutt'altro che irreprensibile e che non mi disturba l'argomento trattato (anche se non ho mai fatto uso di droghe), ma nella moltitudine dei 4 milioni che seguivano la serie e sopratutto nell'opinione pubblica come potrebbe essere accolta? Farsi le canne è ok? I poliziotti come l'hanno presa? Personalmente ritengo che il pubblico sia abbastanza maturo da capire che si tratta di fiction e non di realtà, anche se ascoltando certi commenti che si sentono sui social un piccolo dubbio sorge, ma la perplessità rimane. Il messaggio che gli stupefacenti siano omologabili resta sbagliato. Quello che piu mi rende dubbioso è che Giovanardi è insorto contro questa  serie denunciando il fatto che è stata finanziata con denaro pubblico.
Quasi quasi cambio idea.

MiPo

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