Buffalo Bill è un nuovo membro della nostra redazione che si è aggiunto da pochissimo e, giovedì scorso, abbiamo letto alcuni suoi scritti molto belli ed intensi. Fra questi abbiamo deciso di pubblicarne uno che mostrava come, in alcuni casi, situazioni difficili possono rivelarsi anche opportunità positive.
A questo proposito vorremmo fare una precisazione doverosa su suggerimento di Buffalo Bill stesso, a un certo punto del suo scritto lui definisce il lockdown una "benedizione", ovviamente, con un termine del genere, B.B. non intende affatto offendere la sensibilità di chi, dal lockdown e dalla pandemia, dovesse aver subito conseguenze negative. Il termine sta semplicemente ad indicare che, per B.B., il lockdown ha rappresentato un'opportunità irripetibile, ma questo nel pieno rispetto di chi, invece, dovesse averne sofferto per varie ragioni.
Buona lettura!
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Tutto ha inizio il 26/05/2020, una data che ha visto cambiare definitivamente le mie abitudini, che posso definire "malsane", in favore di quelle attuali, che potremmo definire più salutari. Non parlo da esperto di alimentazione né, tantomeno, ho delle conoscenze su tempi e modi di utilizzo dello strumento "corsa". Non sono diventato un runner di quelli tanto odiati ai tempi del lockdown, quando chiunque, pur di uscire di casa, aveva iniziato a correre e fare attività fisica. L'Italia sembrava divisa a metà: da una parte quelli che correvano, dall'altra i cuochi e i panettieri, i pasticceri fai da te. C'è chi, al primo allentamento delle misure di restrizione attuate dal governo, si è ritrovato con dieci chili in più e poi ci sono quelli che, invece, hanno quasi miracolosamente riacquistato una discreta forma fisica. Per quanto mi riguarda ho sempre definito questo periodo di clausura forzata, e di paura generalizzata, come una “benedizione”. L'allontanamento sociale mi ha permesso di distanziarmi da tutta quella schiera di persone e situazioni che, viste le mie difficoltà emotive e psichiche, mi spingevano a rinchiudermi dentro al demone della droga. Serviva un qualcosa di drastico, una misura eccezionale per far si che io mi prendessi una pausa e mi dessi una svegliata, per farmi capire che, continuando così, mi sarei autodistrutto. Non lo volevo nel profondo, ma non riuscivo a reagire.
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