Questo articolo di Buffalo Bill
tocca un tema molto delicato, il rapporto col servzio di chi è in cura
per una dipendenza. Ma qui viene affrontato anche un tema fondamentale
in ogni percorso di recupero: cosa me ne faccio del mio passato? Come mi
rapporto al vecchio "me stesso" man mano che miglioro?
Le risposte che ha dato Buffalo Bill sono, per certi versi, sorprendenti e sarebbero uno straordinario antidoto contro la marea di retorica che avvelena e svilisce questi temi.
Grazie Buffalo Bill, grazie davvero!
LA REDAZIONE DE L'URLO
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Il mio approccio al servizio è stato fin da subito molto scettico. Non so nemmeno io cosa mi aspettassi, forse che mi dessero dei farmaci per non farmi più drogare, o forse che una psicologa dotata di poteri magici mi toccasse con una bacchetta e facesse scomparire quel senso di vuoto dentro di me, riempiendolo con un solo tocco. Ovviamente non è andata così, la prima cosa che ho scoperto è che non esistono farmaci per la cocaina, tipo metadone. Da un lato meglio così: conoscendomi, probabilmente, avrei finito per diventare dipendente anche da quelli. Anche la magia non fa parte delle armi a disposizione dei SerDP e ciò ha fatto si che, fin da subito, ho capito che senza la mia volontà avrei anche potuto lasciar perdere tutto, che tanto neanche loro avrebbero potuto aiutarmi. Ma a quel punto pensai: se avessi avuto la determinazione e la forza di smettere da solo non sarei certo venuto qui! Continuavo a chiedermi: “qual è l’aiuto concreto che mi offrite?”, “Le urine due volte a settimana?”, “Le chiacchierate con una sconosciuta che pretende di sapere ciò che tu cerchi di capire da 20 anni?”
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