Questo articolo di Buffalo Bill
ha suscitato in redazione una discussione molto vivace. La morte di
Maradona ha creato una gigantesca eco mediatica a livello planetario,
probabilmente perché è stato un personaggio che ha sempre spaccato in
due pareri e impressioni, suscitando amore o odio spesso viscerali. Ma
la bellezza di questo articolo sta nel fatto che Buffalo Bill ha preso
Maradona come punto di partenza per riflettere su temi che vanno oltre
il suo personaggio, restituendolo alla sua umanità in modo delicato e
offrendo spunti di riflessione molto profondi.
Questo, però non vuole essere un articolo su Diego Armando Maradona, ne hanno già scritti tanti, in tanti, con visioni e pareri discordanti e conflittuali sul personaggio. Per me, ci tengo a sottolinearlo, Diego è stato un idolo. Durante la mia infanzia, lui viveva il suo periodo di maggior splendore vestendo la maglia del Napoli. Dal 1986 al 1992 ha permesso alla squadra partenopea di vincere due scudetti, una coppa Italia, una supercoppa italiana e una coppa UEFA. Io, allʼepoca del suo arrivo a Napoli avevo 6 anni. Ero e sono tifoso dellʼInter ma, come tutti i bambini del sud ero innamorato di quel numero dieci che faceva ciò che voleva con la palla. Nell’86 vince anche il mondiale con lʼArgentina, segnando, nei quarti di finale contro lʼInghilterra, il gol più bello della storia del calcio fino ad oggi ed anche il più discusso. Il primo fu la “mano de Dios”, anticipando il portiere Shilton con un tocco di pugno, si fece beffa del mondo.
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