Torakiki ha scritto questa splendida recensione al libro di
Hofmann che, però, ha agganciato ad alcuni temi emersi in redazione
quando si è parlato di sostanze stupefacenti. La recensione è scritta
molto bene e offre spunti di riflessioni interessanti. Pubblicarla era
un dovere!
Buona lettura.
Ma soprattutto l'elisir provoca delle allucinazioni, per cui Medardo progressivamente si smarrisce e, allontanato dal priore (che lo invia in missione a Roma, dove arriverà soltanto verso la fine del libro, e quasi involontariamente), vive tutta una serie di avventure molto complesse, tra amori voluttuosi, delitti di sangue, riconoscimenti familiari e perdizioni, una fantasmagoria vertiginosa di sdoppiamenti e di identificazioni, per cui si può dire che le vicende narrate, la trama, sono soltanto lo scheletro su cui poggia il percorso attraverso il quale l'Io cerca di costruirsi un'identità.
Hoffmann si dimostra infatti molto sensibile alle “scienze dell'anima” che iniziavano a fiorire alla propria epoca. La medicina e la filosofia romantica stavano smontando l’idea del soggetto come unità e, attraverso la dialettica ancora poco approfondita tra conscio e inconscio e, soprattutto, attraverso il riconoscimento di una molteplicità di nuclei psichici all'interno di uno stesso individuo, stavano inaugurando un concetto di “io” più dinamico.
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