Nel
corso di quest'anno abbiamo dedicato molte redazioni ad un tema che, a
molti di noi, sta molto a cuore: "come sta cambiando il mondo del
lavoro?". Fra esodati, precari, co.co.co, co.co.pro., agenzie
interinali, industrie 4.0, esternalizzazioni e delocalizzazioni, se ne
sono viste delle belle. Così abbiamo cercato di riflettere insieme su
cosa stesse succedendo anche a partire dalle esperienze personali di
ciascuno. Questo, ed altri articoli che pubblicheremo, mano mano, fanno
parte del numero 63 de l'urlo interamente dedicato a questo tema.
* * *
Finite le medie i miei genitori, ovviamente, mi chiesero che scuola intendessi fare per proseguire gli studi. Io ci pensai un po' e decisi di fare le scuole professionali, anche perché la voglia di andare a lavorare e guadagnarmi lo stipendio superava di gran lunga la voglia di studiare. Premetto che in famiglia lavorava solo mio padre, e arrivare alla fine del mese si faceva fatica, però comunque ci si arrivava meglio di adesso, secondo me. Cominciai quindi le professionali alle "Tamburi" di S. Giovanni in Persiceto, indirizzo "Aggiustatore meccanico e operatore di macchine utensili". Il corso durava due anni, alla fine esco con il mio bell'attestato con buoni voti, era giugno 1984. Soddisfatto del risultato mi faccio qualche giorno di vacanza, cimentandomi nel mio hobby preferito, la pesca. Un giorno di luglio, appena rientrato da pescare, mia madre mi annuncia tutta entusiasta: "ti hanno cercato dall'ufficio di collocamento!", (Allora si chiamava così). Dopo tre giorni ero stato assunto come operaio stagionale per tre mesi nel magazzino generale di un grande supermercato.
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