venerdì 27 gennaio 2017

UNA FELICITA' MAI TROVATA



Capita certe volte che qualcuno scriva un articolo per il nostro giornale che è qualcosa in più di un semplice articolo. Non è solo bello, non è solo vero, e nemmeno è solo profondo. Sono articoli su cui è impossibile dire qualcosa e che possono solo essere letti.
Noi ci limitiamo solo a ringraziare di cuore ORVE per aver condiviso con noi questo suo scritto in una fredda redazione di gennaio, che di colpo si è riempita di calore ed affetto!

LA REDAZIONE DE L'URLO
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Sono nato in un piccolo paese da genitore poveri, mia mamma casalinga e mio padre muratore alcolizzato.
Noi figli eravamo in otto tra fratelli e sorelle.  La mia vita è stata un tormento sin da giovane, avendo un padre alcolizzato che passava più tempo a farsi dei gran fiaschi di vino che lavorare, per poi essere violento con la famiglia.
 Ricordo che un giorno cerco di affogare la mia mamma in un pozzo, per fortuna che arrivarono i carabinieri e che lo portarono in carcere a Regina Coeli.  A me e a una delle mie sorelle ci portarmi una specie di asilo lì nel nostro paese, che sembravo una prigione. Ci mandavano a letto alle otto dopo il famoso carosello e dopo averci fatto ascoltare tre Messe durante la giornata: una la mattina una il pomeriggio e una alla sera e mangiando tutti i giorni soltanto pollo  o caffelatte e senza mai assaggiare nemmeno un ghiacciolo, vedendo la luce del sole soltanto attraverso le finestre o quando ci facevano andare a prendere la legna per la stufa o per andare a scuola che si trovava a 200 m davanti alla asilo.
Una volta tornato a casa mio padre finì anche la nostra prigionia, io e mia sorella tornammo a casa nostra, ma purtroppo avevo già undici anni. Sì ho passato sei anni senza un giocattolo o senza un amico e quando sono rientrato pensavo che tutto fosse finito invece no, iniziò un altro calvario: mio padre si rimise a bere e la sua violenza  peggiorò al punto che io e i miei fratelli con mia mamma ci chiudevamo in camera per fuggire da mio padre, ubriaco e impazzito, che cercava di sfondare la porta con l’accetta, urlando che avrebbe ucciso la mamma. Da lì arrivarono un’altra volta i carabinieri e se lo portarono in caserma, ma non era finita. Stette buono per qualche mese finché una mattina mi venne a svegliare già ubriaco fradicio per dirmi che dovevo andare con lui a prendere la legna nel bosco con il motocarro. Io mi alzai, mi vestii e zitto zitto e timoroso andai con lui, anche se non si reggeva in piedi. Andammo nel bosco, mentre lui continuava a bere il suo maledetto vino io cercavo la legna. Finito di caricare ripartimmo verso casa.  Arrivati vicino a casa mio padre rovescia tutta la legna e con cattiveria mi disse di ricaricare tutto, allora io già stanco dissi di no perché era ubriaco. Così lui si agitò presi un bastone e cominciò a corrermi dietro urlandomi che non mi dovevo permettere di parlarmi così. Correndo persi anche una scarpa.  Nel frattempo gridavo aiuto, per mia fortuna uscì uno dei miei zii che gli urlò che se mi avesse toccato gli avrebbe spaccato la faccia e posso dire per fortuna perché altrimenti non so se mi avrebbe picchiato con quel bastone ma penso proprio di sì. Da quel da quel giorno c’è stato un allontanamento da parte mia nei suoi confronti al punto che quando è morto, anche se mi è morto tra le braccia non sono riuscito a versare una lacrima per lui. Dalla giovinezza in poi non ho trovato una persona leale. Sono stato con una ragazza 12 anni ma 12 anni di alti e bassi con liti, insulti, schiaffi,  sputi e tradimenti. Feste di Natale e ultimi dell’anno trascorsi da solo, viaggi a vuoto, umiliazioni finché un giorno mi disse che non mi amava. Un’altra ragazza con cui ho convissuto un anno e mezzo e con cui dovevamo sposarci mi abbandonò il giorno del mio compleanno  dandomi un mese prima il preavviso che se non trovavo lavoro mi avrebbe mandato fuori casa, ma allora sono io che ho qualcosa che non va o non riesco a trovare che mi ama veramente e che mi accetti per quello che sono e per quello che non ho.
Questa è una domanda che mi sono sempre fatto e tuttora non so darmi una risposta.


ORVE

venerdì 20 gennaio 2017

DIARIO DA ZURIGO (quindicesima puntata)



Col post di mercoledì 6 aprile 2016 abbiamo avviato una nuova rubrica che ci accompagnerà periodicamente nelle nostre attività. Si tratta di un diario tenuto da C., un redattore de l'urlo che si è trasferito a Zurigo, che ci racconta le sue esperienze e le sue impressioni vissute in quei posti.
E' un modo per continuare a sentirci vicini, per conoscere meglio quei posti e per condividere con tutti qualcosa di bello.


LA REDAZIONE DE L'URLO


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24 Luglio 2016

È una bella Domenica di sole ed è anche l'ultimo giorno di permanenza in casa di Sabina, comunque è andato tutto bene. Un anno fa, più o meno, sono arrivato in questo paese ed una cosa che mi fa piace ricordare è la motivazione di quei giorni. Mi dicevo in continuazione: "qualunque cosa accada tu devi avanzare". La fede mi ha aiutato a perseverare passo dopo passo arrivando alla consapevolezza che ce la posso fare da solo e oggi il mio cuore è pieno di speranza, che non significa "aspetta e spera" ma è piuttosto il godersi appieno il presente guardando il futuro con ottimismo. Credo che le nuove persone che conoscerò mi daranno la possibilità di integrarmi in maniera completa in questa in questa comunità, uno su tutti: " il poeta della piazza".



6 agosto 2016

Una delle punizioni che la vita ti può dare è credere di andare in un verso e, invece, preso dall'illusione stai andando nel senso opposto. A volte vedo delle foto di amici che fanno il gesto del dito medio spianato, a chi non si capisce. Ma perché uno deve fare una foto mostrando il dito medio? Manifestando questa azione è praticamente fare il gesto a se stessi, è come svegliarsi alla mattina, andare in bagno e guardarsi allo specchio e se c'è qualcosa che non va sul nostro viso è in utile rompere lo specchio, piuttosto bisognerebbe pulirsi la faccia. Il dito medio non è altro che lo specchio del nostro malessere

venerdì 13 gennaio 2017

IL DRAGONE... CATTIVO?

Giovedì sera, in redazione, MIPO ci ha proposto questo bell'articolo ironico, ma che fa anche pensare un bel po' sulle contraddizioni del nostro tempo!

LA REDAZIONE DE L'URLO

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"Il telefono, la tua voce" diceva una vecchia pubblicità di parecchi anni fa. All'epoca il telefono era uno strumento che serviva solo a parlare a distanza, e forse allora serviva a qualcosa; a parlare a distanza appunto. Oggi sembrerebbe che serva a tutto, tranne che a parlare. Il telefono è diventato smart, cioè intelligente, e contemporaneamente i possessori sembrano diventati più stupidi in proporzione alle mirabolanti cose che questi telefoni possono fare. Udite udite! Si possono fare: fotografie sempre piu nitide e ben fatte, al punto che alcune case produttrici di apparecchi promuovono i loro prodotti con 2 camere autofocus, ecc.; altri smartphone hanno navigatori satellitari e un sacco di funzioni accessorie che probabilmente il 99% dei clienti che li acquistano non li useranno quasi mai e mai ne avranno esigenza; altri forse fanno anche il caffe…  Insomma telefoni che sembra vengano usati per tutto tranne che per telefonare.

Telefoni che sostengono le nuove mode, il selfie ad esempio, cioè un autoscatto da soli o in compagnia usando in alcuni casi anche il bastone apposito per inquadrarsi e concentrarsi meglio su quale sorriso sia più opportuno per essere immortalati e postati. Naturalmente ce l'ho anche io un apparecchio di questo tipo, solo che è un modello un po' superato di circa 7 anni fa e vecchio di 4 versioni. La marca invece è al top, il "Frutto smozzicato". Che faccio? Non è più trendy tenere un modello cosi vecchio, ma quello è il meno. Il problema è che qualche mese fa si è spento e non dava più segni di vita, poi si è riacceso e ha continuato a funzionare. Il problema della memoria non si pone perché ho scaricato solo due "app", di cui ne uso solo una. Il problema è la batteria che dura pochissimo e, a volte, non arrivo a sera con una carica.

Cambiarlo? I nuovi modelli costano una tombola, anche se nel frattempo sono nate altre aziende, per lo piu cinesi, che vendono smartphone a prezzi più ragionevoli. Magari potrei fare un abbonamento con un gestore che me ne dia uno in comodato, ma c'è una vera jungla di offerte, tariffe, controtariffe da discutere, da ragionare, da studiare… al punto che cambiare un telefono potrebbe diventare un modo di passare il tempo specialmente sotto Natale. In ogni caso è difficilissimo prendere una decisione su quale modello e tariffa adottare.

Così mi viene un idea low profile, che di questi tempi è perfetta: cambiare la batteria con una nuova. Azz... che ideona! Ci voleva tanto? Contatto la casa della Frutto smozzicato e mi dicono che la batteria costa 109 €. Come?!?! Per un telefono che non vale quasi nulla? E l'addetto mi risponde: "Ah ma è originale e poi c'è la mano d'opera, ecc. ecc.".

Chiedo consulto ad un amico che sa tutto di 'ste robe e mi da il telefono di un cinese che fa questi lavori garantendomi piena competenza. Lo chiamo e mi reco da lui il giorno dopo. Gli espongo il problema e lui mi dice propone il prezzo della batteria compatibile: € 25, montaggio compreso, che esegue mentre attendo in piedi. Finisce tutto in quattro, massimo 5 minuti…

Il Dragone (la Cina per intenderci) sta guastando l'economia occidentale, sta distruggendo posti di lavoro e mettendo in ginocchio la famosa classe media con le loro merci a basso costo, a volte tossiche, prodotte grazie a lavoro sottopagato, nessuna tutela dei lavoratori, scarsi vincoli ambientali e con zero garanzie di sicurezza per i lavoratori. Alle volte penso che sarebbe nostro dovere morale non contribuire a questo evitando di comprare i loro prodotti. il dragone è cattivo....oppure no? Fatto sta che quando serve il Dragone lo andiamo a cercare, anche perché se le case produttrici pensano di vendere una batteria a quattro volte il prezzo dei prodotti cinesi! Un oggetto che probabilmente è stato prodotto anch'esso in Cina!

Ah...dimenticavo: l'esperto telefonista, che si chiama Liu, ha notato anche che la copertina del cellulare era scheggiata: "Te la cambio! Omaggio complesa nei 25 eulo".


MIPO

lunedì 9 gennaio 2017

I MIEI DIRITTI



Pubblichiamo questo articolo di un nostro redattore per una semplice ragione: ci sembra un buon modo di iniziare l'anno ricordando cos'è l'urlo e perché c'è da quasi 22 anni!!!
Buon 2017.

LA REDAZIONE DE L'URLO


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Urlo ma non mi sento, perché?
Urlo a voce bassa, una voce soffocata, perché?
Non urlo affatto ma dovrei, in fondo quell’urlo è la mia affermazione, il mio punto di vista che per me è fondamentale, per me è giusto, eppure…
Non voglio impormi, ma solo essere assertivo, eppure…
Cos’è quella cosa che mi trattiene, che soffoca la mia voce?
È il mio passato, i miei errori passati che influenzano il mio presente. Ma quanto durerà ancora?
Quanto una persona deve pagare prima di poter dire la propria opinione sentendo che conta e che vale quanto quella di qualsiasi altra persona?
Cosa succede? Ho tante cose che vorrei dire vorrei dire: la mia opinione riguardo il lavoro, ad esempio, la politica, ad esempio, o le cose che riguardano la vita di tutti giorni.
Quante volte vedo, sento cose che non trovo giuste eppure mi giro dall’altra parte perché non mi sento in diritto, pur avendo il dovere di farle presenti.
Una cosa difficile da fare è confrontarsi con le persone che ci circondano. Spesso mi trovo a combattere con l’ignoranza, con persone presuntuose capaci solo di schiacciare gli altri, solo perché hanno una posizione sociale migliore rispetto alla mia.
Spesso ho trovato più gente valida per strada, gente che non ha niente e che il proprio niente lo riempie con sani principi. Il materiale con cui vengono fatti i soldi non vale nulla, è solo carta, eppure vale più della nostra vita. Le persone che hanno i soldi hanno mezzi e possibilità eppure spesso chi ha mezzi e possibilità è anche egoista.
Mi sono trovato a combattere per i miei diritti scontrandomi solo con l’ignoranza. Spesso mi trovo a dire mezze verità proprio per paura di queste persone ignoranti, che non ci penserebbero due volte ad usare ciò che sanno di te per farti male.
Gente così quale giudizio potrebbe di un tossicodipendente? Possibile che troveremo sempre e solo gente ignorante a cui non importa che tu lavori 12 ore al giorno, che sei preciso nel lavoro che fai, che sei volenteroso e non dai mai problemi sul lavoro? Alle volte penso che potresti essere il migliore ma loro ti farebbero comunque pesare la tua tossicodipendenza.  Sarai sempre quello sbagliato, che comunque sia non può permettersi di dire la propria opinione. Troverò qui lo spazio, e cioè nell’urlo, per farmi sentire?
 I miei diritti sono diritti, un qualcosa che mi è dovuto, ed io ho sudo per meritarmeli, non mi è stato regalato niente e non voglio che mi si regali niente. Non sono figlio di papà.
 Cosa chiedo? Solo quello che mi spetta. Questa è giustizia!!
Non si compra non si ottiene infierendo alle spalle della povera gente, posso avere sbagliato, sì, quindi ma questa è un’altra storia.

Sushi