Nel
corso di quest'anno abbiamo dedicato molte redazioni ad un tema che, a
molti di noi, sta molto a cuore: "come sta cambiando il mondo del
lavoro?". Fra esodati, precari, co.co.co, co.co.pro., agenzie
interinali, industrie 4.0, esternalizzazioni e delocalizzazioni, se ne
sono viste delle belle. Così abbiamo cercato di riflettere insieme su
cosa stesse succedendo anche a partire dalle esperienze personali di
ciascuno. Questo, ed altri articoli che pubblicheremo, fanno
parte del numero 63 de l'urlo interamente dedicato a questo tema.
* * *
Ma l'impresa eccezionale
dammi retta
è essere normale
(Lucio Dalla)
Tempi
durissimi oggi, di recessione infinita e di difficoltà di ogni genere: problemi
di integrazione, terrorismo e svilimento di quell'attività umana chiamata "lavoro"
che, in passato, era perfino ben retribuita mentre oggi, per usare un eufemismo,
è molto creativa. Forse sono cose risapute e dette migliaia di volte ma occorre
tenerle sempre a mente.
In
un clima di difficoltà di questo tipo, qualche settimana fa, mi arriva una
telefonata sul fisso in cui una voce femminile, molto giovane, mi chiedeva se
conoscevo qualcuno in cerca di lavoro, alla mia risposta affermativa mi viene
detto di presentarmi con il curriculum presso una ditta, di cui non ricordo il
nome, in una via di Bologna ben conosciuta.
Non
avendo altri impegni decido di andare nel posto che mi indicano, mentre immagino
la solita fregatura e perdita di tempo non retribuita, ma tant'è, mala tempora currunt! Arrivo all'indirizzo
che mi era stato dato, presso un casolare di campagna ristrutturato, assieme ad
una ventina e passa di persone mediamente molto giovani, penso che siano tutte
lì per il medesimo motivo. La reception è al secondo piano, lì c'è un grande
bancone (pare quasi quello di un DJ) con tre ragazze che si occupano di lavori
segretariali e che mi porgono un modulo da compilare con i miei dati. Mi viene
detto di attendere una chiamata, che arriva poco dopo. La caratteristica che mi
resta subito impressa è la musica a palla, al limite del sopportabile, un
genere latino-americano che tanto va di moda ora e che io detesto. Una volta
chiamato vengo convocato in un ufficio con una esaminatrice, anch'essa giovane
e carina, che mi spiega o, meglio, non mi
spiega di cosa si tratta. Il colloquio dura solo dieci minuti, il tempo di
spiegarmi che mi verrà chiarito tutto nel secondo step, che verrà fatto in seguito, e a cui potrò essere ammesso oppure
no, ma questo mi verrà comunicato a brevissimo. Mi viene detto che devono fare
cosi perché occorre fare selezione in quanto sia il periodo di prova che il
lavoro vero e proprio verranno retribuiti, affermazione che una quindicina di
anni fa era scontata ma che oggi sa di fantascienza. In particolare si fa leva
sul fisso di € 1200 per
l'attività regolare e di € 300 per i 3 giorni di prova.
continua
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