sabato 8 agosto 2015

RIDUZIONE DEL DANNO

Di riduzione del danno ne stiamo parlando in redazione in questi ultimi tempi, si tratta di un tema complesso che sembra essere diventato un po', per così dire, demodè... In questi giorni abbiamo dedicato un numero della nostra newsletter (se vuoi iscriverti alla nostra newsletter mandaci una mail con scritto in oggetto "iscrivimi" qui) a questo tema, e ci è arrivata, fra le altre, questa risposta che abbiamo deciso di pubblicare subito perché pone una serie di temi assai rileventi, la leggeremo e ne discuteremo certamente nelle prossime redazioni.
E' come se avessimo
già il primo articolo per il prossimo numero de l'urlo dedicato al riduzione del danno.
Un bell'articolo
e un buon punto di partenza.

E chi ben comincia è a metà dell'opera.
Grazie V.!!!

LA REDAZIONE DE L'URLO
 
 * * *

E' vero la percezione della riduzione del danno è molto deviata... No aspetta, sto parlando dal punto di vista di una professionista, quindi "deviata" non è il termine esatto, perchè la maggior parte delle persone comuni nemmeno si interessa del tema. Purtroppo, in questo mondo, le persone non ritengono necessario aiutare le persone che già sono cadute nel "danno"... E come biasimarle... E' già difficile trovare persone interessate ad ascoltare i piccoli problemi quotidiani davanti ad un caffè...
Oltre che da professionista parlo da persona, da ragazza, che ha visto cadere sotto il "danno" dell'eroina una mia cara amica e degli psicofarmaci mia madre, credo quindi di avere una visione non obbiettiva (per fortuna, obbiettiva vuol dire fredda spesso e volentieri), ma bensì di pancia. Sarebbe paradossale imporre una legge per cui tutto il personale statale e comunale rivolto ad occuparsi di tale problema siano persone coinvolte dal vivo in tale problema, ma al momento è l'unica soluzione che mi sovviene... Credo sia più uno sfogo che una riflessione, quindi perdonatemi se non potrà esservi di aiuto al fine di un indagine scientifica, ma non posso fare di meglio ripensando ai momenti in cui sarebbe stato necessario avere almeno un orecchio all'ascolto di chi alla fine ci ha rimesso la vita. Forse la riduzione del danno potrebbe essere ESSERCI nel momento in cui c'è bisogno di essere ascoltati. Un ragazzo che non si preoccupa di cosa ingerisce nonostante gli effetti che possa avere sul suo corpo non mi pare diverso da un depresso che ingerisce litri di vino e magari qualche psicofarmaco per non pensare al dolore... Inconsapevolezza... Data dal non sentirsi più esseri umani? Se uno dei presupposti del "essere umano" è lo stare in società, in un mondo in cui non c'è più predisposizione all'ascolto, in cui si fa fatica a trovare amici, che soluzione abbiamo?
Non so se sia il punto, ma io trovo che il problema sia NON AVERE PERSONE CON CUI CONFRONTARSI, CON CUI PARLARE, PERSONE CHE SAPPIANO FARTI SENTIRE ACCOLTO, NONOSTANTE LE DEVIANZE E I DIFETTI... 
Chissà... Forse è solo uno sfogo, ma grazie di avermi dato lo spunto per esprimere la mia opinione.

V.

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