E' come se avessimo già il primo articolo per il prossimo numero de l'urlo dedicato al riduzione del danno.
Un bell'articolo e un buon punto di partenza.
E chi ben comincia è a metà dell'opera.
Grazie V.!!!
LA REDAZIONE DE L'URLO
* * *
Oltre che da professionista parlo da persona, da ragazza,
che ha visto cadere sotto il "danno" dell'eroina una mia cara amica e
degli psicofarmaci mia madre, credo quindi di avere una visione non
obbiettiva (per fortuna, obbiettiva vuol dire fredda spesso e
volentieri), ma bensì di pancia. Sarebbe paradossale imporre una legge
per cui tutto il personale statale e comunale rivolto ad occuparsi di
tale problema siano persone coinvolte dal vivo in tale problema, ma al
momento è l'unica soluzione che mi sovviene... Credo sia più uno sfogo
che una riflessione, quindi perdonatemi se non potrà esservi di aiuto al
fine di un indagine scientifica, ma non posso fare di meglio ripensando
ai momenti in cui sarebbe stato necessario avere almeno un orecchio
all'ascolto di chi alla fine ci ha rimesso la vita. Forse la riduzione
del danno potrebbe essere ESSERCI nel momento in cui c'è bisogno di
essere ascoltati. Un ragazzo che non si preoccupa di cosa ingerisce
nonostante gli effetti che possa avere sul suo corpo non mi pare diverso
da un depresso che ingerisce litri di vino e magari qualche
psicofarmaco per non pensare al dolore... Inconsapevolezza... Data dal
non sentirsi più esseri umani? Se uno dei presupposti del "essere umano"
è lo stare in società, in un mondo in cui non c'è più predisposizione
all'ascolto, in cui si fa fatica a trovare amici, che soluzione abbiamo?
Non
so se sia il punto, ma io trovo che il problema sia NON AVERE PERSONE
CON CUI CONFRONTARSI, CON CUI PARLARE, PERSONE CHE SAPPIANO FARTI
SENTIRE ACCOLTO, NONOSTANTE LE DEVIANZE E I DIFETTI...
Chissà... Forse è solo uno sfogo, ma grazie di avermi dato lo spunto per esprimere la mia opinione.
V.
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