Un
nostro redattore ha ci ha proposto un articolo divertente ed ironico
sulle vicende surreali che ha vissuto durante la sua attività di
erborista, ve lo proponiamo a puntate.
Questo articolo è uscito anche sul numero di agosto-settembre 2017 di Borgorotondo.
Buona lettura!
LA REDAZIONE DE L'URLO
* * *
Tenete ben presente che le corbellerie che ho diligentemente annotato mi venivano ripetute all’infinito da diversi clienti e in più varianti. Giuro sulla Bibbia riguardo alla veridicità dei fatti riportati. Entra una giovane cliente che mi chiede uno shampoo. Le chiedo per quale tipo di capelli lo volesse (grassi, forfora, lavaggi frequenti e quant’altro, proprio come oggi), lei ci pensa un po’ su e mi risponde: “Per quelli di mio marito!”. Allora io con pazienza: “E che capelli ha suo marito?”, ella pondera un po’, poi mi sorride come a dire “questa la so” e mi dice: “Capelli castani”. Un’altra cliente, giovane e bella, mi chiede una tisana, allora le domandai per cosa la volesse e lei, un po’ adirata: “Ah, non lo so mica io... l’erborista e lei!”. Cosa rispondere? Circa il settanta per cento della mia clientela fu di sesso femminile e d’ogni tipo d’età. Una cliente una volta mi disse che secondo lei io non ero adatto a quel mestiere perché l’erborista è un mestiere da donne! All’epoca c’erano queste convinzioni ai “confini della realtà”. Ad esempio mi venivano richiesti veleni veri e propri, stupefacenti, Oppio, foglie di Coca, Stramonio, Cicuta e altre sciocchezzuole del genere perché, come regolarmente mi dicevano gli interessati, erano convinti che in erboristeria fosse tutto legale; povere anime semplici, fuori dal mondo e fuori di testa. Profusioni di nomi di piante officinali storpiate all’inverosimile: Tarassico al posto di Tarassaco, Barbana invece di Bardana, Melassa al posto di Melissa, Equisterio al posto di Equiseto (o coda cavallina), Candeluna invece di Calendula e via di questo passo.
fine terza parte
Nessun commento:
Posta un commento