venerdì 8 settembre 2017

SER.T. E REDENZIONE (IO E L'URLO) - seconda parte

Qualche tempo fa abbiamo pubblicato un numero de l'urlo che raccontava cosa rappresentasse per ciascun redattore la redazione de l'urlo. Questo bellissimo articolo di Padre Felice arriva un po' in ritardo rispetto a quel numero del giornale, ma esprime e trasmette in modo molto efficace lo spirito della redazione.
Lo pubblichiamo molto volentieri e ringraziamo Padre Felice per averlo voluto condividere con noi!
Questa è la seconda parte dell'articolo.

LA REDAZIONE DE L'URLO

 *  *  *

Allora la redazione si riuniva ancora in una luogo messo a disposizione dal comune di S. Agata Bolognese, a me come ad altri ancora particolarmente caro nei ricordi, a poca distanza da una palestra che frequentavo il lunedì e il giovedì, giorno quest'ultimo in cui operatori e redattori si incontravano. Gli orari erano compatibili e finita l'attività sportiva avrei potuto partecipare, anche solo per una volta alla redazione dell'Urlo.
Telefonai per sentire dagli operatori se la cosa era possibile e parlai con E., uno dei responsabili che seguiva quest'iniziativa quasi dai suoi esordi. Lui fu molto diplomatico e mi disse che forse poteva esserci qualche problema, ma si sarebbe preso a cuore la situazione e mi avrebbe fatto sapere.
Qualche settimana dopo partecipavo alla mia prima redazione.
Ricordo che mi presentai parlando brevemente di me e del mio percorso, e il mio sentimento quella sera era come di chi é sotto esame, anche perché E. mi disse chiaramente che l'ultima parola affinché fossi accettato spettava a loro, le ragazze e i ragazzi redattori dell'Urlo. Penso di aver fatto una buona impressione, perché fui accolto come un fratello e partecipai, per quanto possibile, alle successive redazioni. Poi mi capitò qualcosa che fece scattare in me la famosa “molla”, così volli scrivere a proposito di una storia di ennesimi pregiudizi che mi era realmente accaduta.
La scrissi una notte con la stilografica sopra un block notes, abbastanza di getto, dico abbastanza perché, per concluderla, tirai diritto fin quasi alle prime luci dell'alba, ed essenzialmente scrivevo di come anche chi dovrebbe prendersi cura di noi abbia a volte idee preconcetti e che consideri solo un lavoro quello che dovrebbe essere per prima cosa una missione.
(continua...) 

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