Questo
racconto collettivo intitolato "La questione" lo abbiamo scritto per partecipare a "TUTTI", un'iniziativa
della Biennale di prossimità, che si terrà a Bologna il dal 15 al 18 giugno, e
che ha come scopo quello di raccogliere racconti dal sociale. Ci è piaciuto
molto scriverlo e ci fa piacere condividerlo con i nostri lettori.
LA REDAZIONE DE L'URLO
* * *
Altre volte allungo le mie serate con alcol e
acqua mentre a drenare la mia mente ci pensano internet, TV, immagini,
pensieri… talvolta resto prigioniero della notte. Mi piace la notte, vorrei
vagare nella notte: oscurità, blu profondo, inconscio, cielo stellato che
scorre nei minuti, aspettando l'alba della vita. Per restare lontano dalla
questione devo comunque dedicarmi ad altre attività, il tempo trascorso lontano
da essa non mi risolve il problema perché comunque penso di avere poco
autocontrollo, ma veramente poco. Così, in certi altri momenti, prendo una
birra, un foglio ed una penna e mi metto a scrivere: scrivo racconti, articoli
su eventi mai accaduti, liste della spesa, frasi apocalittiche, lettere in cui
minaccio di suicidarmi, traduzioni dal russo all’italiano dei romanzi di
Dostoevskij. Scrivo tutto il giorno fino ad accorgermi che la questione non se n’è
andata, ma si è trasformata in qualcos’altro. Non è facile scrivere quando a
problemi si sommano altri problemi, spesso non sai dove sbattere la testa, a
volte vorresti andare a culo con il mondo, anche solo per quel poco di tempo in
cui non pensi a niente, ma in fondo sai benissimo che facendo così non ti stai
aiutando. Alla fine quando guardo tutti quei fogli scritti è come se mi guardassi
allo specchio, e mi chiedo: “perché non sono riuscito fermarmi prima?”. Questo
è il mio dannatissimo problema: so già quello che succederà dopo ma non riesco
a impedire che accada. E allora mi chiedo: “E’ solo un problema di mancanza di
volontà, oppure c’è un piccolo dettaglio che mi sfugge ogni volta, ed è proprio
quel dettaglio che mi tiene sotto scacco? Perché finisco sempre col fare quello
che non vorrei fare?". Che domanda! Alla fine dei conti io non ho
nient'altro da fare! Faccio quello che non vorrei fare perché così riesco a far
passare il tempo perché quando non so che cavolo fare la questione torna ad
assillarmi. Cos'altro posso dire? Non saprei come continuare! Forse quello che
sto dicendo è un controsenso perché quando uno non sa cosa fare forse (forse!)
dovrebbe fare qualcosa che faccia bene a se stesso o agli altri. Ad esempio,
quello che certe volte mi ha dato conforto è stato aiutare qualcuno dei gruppi
di auto-aiuto che frequentavo, io ho capito che solo donando ad altri quello
che ho appreso ho la possibilità di continuare a crescere, perché gli altri
hanno fatto lo stesso con me, perché le cose funzionano così: today for today, cioè un giorno alla volta. Io davvero penso
che bisogna chiedere aiuto per poter andare avanti giorno per giorno, perché
ogni giorno porta problemi nuovi e bisogna affrontarli continuamente senza
nascondersi. Perché se non affronti le tue difficoltà rischi di regredire e
questo poi ti costringe a ricominciare tutto da capo. Se invece t’impegni
giorno per giorno costruisci delle fondamenta che ti permettono di sostenere il
peso delle difficoltà quando esse si presenteranno. Io pensavo che a me non
sarebbe mai successo di non riuscire a controllarmi eppure a un certo punto si
è risvegliato in me un tarlo che mi ha chiesto sempre di più, ed è così che comincia
ogni questione.
linviatoinmotociclo, Alma, Gist, Enna, Gian, Orve
Faba, Frag, Ence, Erza, Mipo, Sobo, Lutu
Nessun commento:
Posta un commento