sabato 2 luglio 2016

DIARIO DA ZURIGO (nona puntata)



Col post di mercoledì 6 aprile 2016 abbiamo avviato una nuova rubrica che ci accompagnerà periodicamente nelle nostre attività. Si tratta di un diario tenuto da C., un redattore de l'urlo che si è trasferito a Zurigo, che ci racconta le sue esperienze e le sue impressioni vissute in quei posti.
E' un modo per continuare a sentirci vicini, per conoscere meglio quei posti e per condividere con tutti qualcosa di bello.

LA REDAZIONE DE L'URLO

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14-15 aprile 2016
Sveglia alle cinque. Recito 20 minuti come tutte le mattine e faccio una buona colazione. Esco di casa per il lavoro con il pranzo al sacco. Mi piace organizzarmi la giornata. La mia dieta è composta per lo più da pasta fatta in vari modi tanto che a lavorare si scherza sui soliti luoghi comuni: italiano-pasta-pizza-mafia.  Il lavoro comincia a darmi delle piacevoli soddisfazioni. Mi fanno guidare il muletto e scaricare il camion. Ho perfino fatto un’ora e mezza in più del solito orario, ore che non vengono retribuite ma che posso trasformare in ferie. In questo periodo è saggio dimostrare una certa apertura per il lavoro, questo atteggiamento potrebbe dare un effetto positivo domani, sperando che mi  assumano a tempo indeterminato.

16 aprile 2016
Nuvoloso. Esco di casa appena in tempo per prendere l’autobus. Di sabato non ci sono i soliti orari. Al lavoro mancano due colleghi albanesi e siamo solo in quattro a caricare i camion sotto una pioggia battente.  Ho recitato mentalmente per cinque ore con la profonda convinzione di lavare la mia vita. Alla stazione del treno ho conosciuto una ragazza italiana, non so ancora il suo nome ma è la persona che condivide con me il tragitto lavorativo, viene dal canton Ticino e la chiamerò “Occhi blu”.  Di pomeriggio ho incontrato M. e abbiamo cenato insieme a casa sua, abbiamo mangiato pasta al pesto poi siamo andati al solito locale senza spendere un soldo. A casa alle tre.

17 aprile 2016
Domenica uggiosa. Mi sveglio tardi. Alle 11 e faccio colazione che sostituisce il pranzo e mi viene a trovare F. ed esco con lui per una passeggiata. Piove, e ci rifugiamo nel ristorante di mio cugino, dove lavora la sua compagna, torno a casa con una insolita apatia. Leggo La rivoluzione umana che mi ridà la giusta carica per andare avanti. Quando recito mi lascio andare, affido le mie cose e ascolto solo la mia voce, recitare è un atto di fede nel momento in cui decidi di dedicare la tua vita alla vita stessa, tutto questo rafforza il vuoto o la promessa che ho fatto di diventare felice insieme a tutti gli altri, ed è così la mia recita diventa come un ruggito di un leone.

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