Due settimane fa è venuta in redazione L., discutendo con lei, ad un certo punto, ci ha confessato che riguardo la scrittura si sentiva un po' "bloccata", ha aggiunto che era da tanto tempo che non scriveva e che non si sentiva ancora pronta per tornare a scrivere. Poi, la settimana successiva è venuta con questo pezzo bellissimo che ci ha letto in redazione.
Abbiamo deciso di pubblicarlo subito perché vale davvero la pena di leggerlo!
Alla faccia del "blocco"!!!
La redazione de l'urlo

Ma qual è allora il modo migliore, la forma di comunicazione
più efficace, per far conoscere agli altri il mondo dei tossicodipendenti? Il
primo passo è senza dubbio quello di far capire alla gente che "i
tossicodipendenti" non è un'entità unica, un insieme di persone tutte
uguali tra loro, non sono una rigida categoria.
Il tossicodipendente è il muratore che lavora con te tutti i
giorni, è la maestra di tuo figlio, è il ragazzo vino che ancora studia, è il
celibe, la madre di famiglia, il compagno d'università; il tossicodipendente è
vecchio, è giovane, antipatico e simpatico. È la persona che vive tra noi, è il
tuo vicino di casa, è il passeggero accanto a te sul treno.
Capire questo è già un primo passo.
Per anni io stessa mi sono privata dell'opportunità di nuove
amicizie, perché ritenevo quasi un obbligo, per dare il via ad un rapporto, di
presentarmi subito per quello che ero: una tossica. Mi sembrava impossibile
mettere le basi per una nuova amicizia, senza prima "confessare il mio
peccato".
Che sciocchezza eh?
Come se una persona fosse costretta a confidare subito un
aspetto della propria vita così importante ma anche così delicato e personale.
Chi mai pretenderebbe, conoscendo una persona, che
stringendole la mano per presentarsi, dicesse: "piacere mi chiamo tizia e
sono anoressica", oppure: "molto lieto, sono Caio e soffro di attacchi
di panico"?
E allora perché, per chi fa uso di sostanze, dovrebbe essere
diverso?
Per troppi anni mi sono etichettata da sola come "la
tossica", tralasciando tutti gli altri aspetti di me, le mie qualità. E se
lo facevo io per prima forse posso biasimare gli altri se lo fanno? Per far sì
che le persone ci conoscano per quello che siamo realmente dobbiamo essere noi
i primi a farci conoscere. E allora, forse, per comunicare agli altri chi è un
tossicodipendente la prima regola è quella di non comunicarlo, fino a che non
sentiamo che è arrivato il momento, e abbiamo instaurato con l'altro un
rapporto fatto di fiducia e rispetto. Dobbiamo farci conoscere per ciò che
siamo, come qualunque altra persona, senza macerarci nella sensazione che
stiamo nascondendo qualcosa di grosso. E dobbiamo avere più fiducia nelle
persone e credere che se ci apprezzeranno per quello che siamo, con i nostri
pregi, i nostri difetti, le nostre fragilità, se apprezzeranno "quella
persona lì", allora quando verranno a sapere che si tratta di un
tossicodipendente il loro giudizio non cambierà, e l'opinione che si erano
fatti di noia "prima", resterà invariata anche "dopo".
E se così non sarà: tanti saluti! nel mondo ci sarà sempre
chi non riesce ad andare oltre i pregiudizi: non è certo colpa nostra!
L.
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