domenica 14 settembre 2014

WORLDS

Venerdì 12 settembre abbiamo ricevuto questo articolo da una persona che frequenta Sottosopra, si tratta di un articolo scritto da Salvatore, ospite di una comunità. L'articolo ci ha colpito molto per quanto è intenso ed onesto e, per questo, abbiamo deciso di pubblicarlo. Grazie Salvatore, un affettuoso saluto da tutta la Redazione.

LA REDAZIONE DE L'URLO

*  *  *

 Sere di cui neanche mi ricordo, emozioni alterate e amplificate, spesso mutilate. L'inverno dentro me e, fuori, gli occhi gonfi, midriasi, miosi, tachicardia, scoordinamento motorio, paranoia improvvisa, occhiaie su un volto morto e gelido che, senza parlare, raccontano della sera prima. Nistagmo, labbra livide dal bruxismo, methylenediossimetanfetamina, ketamina, acido lisergico, thc, quietapina e clonazepam. Delorazepam, buprenorfina, diazepam. Sedazione eccessiva o intensa euforia, rilascio anormale di serotonina e, ancora, ho l'odore di quegli anni addosso, di quella camera del mio corpo che riposa con le buste sotto il cuscino e gli spasmi muscolari, pensieri suicidari, ma tutto andava bene, per me era il mio mondo, spesso chiuso in una camera o per le vie del centro. I vicoli, le piazze, le cliniche.

Smisi di guardare la tv presto, la sensazione era orrenda, un mondo felice fatto di grandi talenti che presentano le loro facce al mondo intero, e celano dietro falsi sorrisi la brutalità di una realtà ancora più orrenda, la tristezza del mondo al di fuori del maxi schermo, ma finche sei dentro pare tutto cosi bello. Quiz a premi e giovani illusi di diventare ricchi con la cultura, come se non bastasse la cultura stessa a renderli tali, ma al giorno d'oggi sento ancora quegli odori, e se venissero dal profondo di me? beh... dovrei ingerire litri di profumo per coprirne l'odore nauseabondo, non servirebbe comunque ad aprire il giardino dei ricordi contorti, non vi è una chiave, dovrei costruirla, parlavano spesso di un piccolo fabbro che, una volta che lo riuscì ad aprirlo, si chiuse dentro e venne ucciso dai suoi stessi ricordi, e la chiave fu così persa tra il fango rosso sangue e le microfine infette. Sono cresciuto con gli incubi, di conseguenza morirò sognando?
Si, ora ricordo, mi narrarono inoltre di un libro chiamato Bibbia, dissero che poteva salvarmi, la chiamano fede, io gli replicai che di favole ne avevo lette e sentite abbastanza, e fui definito uno stolto, pensavo di essere cresciuto, forse mi sbaglio, poiché sono uno stolto o un infedele perché non credo più alle favole. Una sensazione comune credere che l'inferno sia qui e ora come una prova, quasi come un gioco, chi lo lascia perde la posta che sarebbe una vita migliore o, meglio, un posto migliore chiamato paradiso. Oddio ora sono anche incoerente, scusatemi, e, sempre parlando di gioco, mi ci sono messo in gioco mi sono esposto in modo lucido in un altro mondo chiamato amore, era strano, vedevo persone mano nella mano camminare su petali di rose scarlatte , il fruscio del vento sussurrava una frase: "ti amo". Poi all'improvviso su quegli stessi petali ci camminai preso per mano con lei, quel fruscio si insidiò nelle nostre teste, non avevamo bisogno di parlare, ci bastava incrociare gli sguardi per ritrovarci sotto una luna piena dal colore cristallino, delle stelle dal bagliore accecante, fui spaventato dopo un periodo in quel mondo, allora lei mi chiese di parlare e un frastuono assordante uscì dalle mie corde vocali, rendendo lei una salma pallida e orribile. Scappai e tornai alla mia navicella spaziale.

Ritornai sul mio pianeta e iniziai a riempire i polmoni di fumo, il naso di polveri colorate, lo stomaco di liquidi dal sapore amaro. Cristalli di metamfetamina sulla lingua... corsi in quella camera e mi guardai allo specchio, come ero bello! Ero stupendo ai miei occhi, ma gli specchi diventarono occhi, occhi della gente "normale", a me facevano ridere sinceramente, li vedevo schiavi del loro mondo fatto di lavori pesanti, dolori squarcianti, vecchiaia che diventava tristezza che a sua volta diventava depressione, illusione. Fu quella follia a spingermi troppo oltre, non esisteva più differenza tra giorno e notte, stare bene o stare male, normalità e anormalità; fui catturato e chiuso in un mondo chiamato "istituto penale minorile", vi erano sbarre ovunque, porte blindate, feccia della gioventù odierna di diverse etnie, in cui non vi erano regole ma il più forte annientava il più debole, e io ero un debole senza le mie polveri colorate, i polmoni vuoti come il mio stomaco e la mia lingua non aveva più quel sapore di amfetamina, di conseguenza fui annientato e il risveglio dopo la morte fu in un mondo piuttosto bizzarro.
Lo chiamavano "comunità terapeutica", notavo giovani, ragazzi e ragazze, convivere come una famiglia, come se ignorassero che non si sarebbero mai visti né conosciuti nel mondo di fuori, poi vedevo adulti assediare uffici e dettar regole con aria di superiorità intellettuale, poiché avevano con loro dei pezzi di carta con scritte che neanche loro comprendevano, ma erano apparentemente felici. Cercai disperatamente un'uscita di emergenza, volevo tornare nel mio mondo ma non vi erano indicazioni nell'ambiente che mi circondava, chiesi così ai giovani, ma dissero che vi era una porta con la scritta "cambiamento" e una a seguire con la scritta "autodistruzione". Mi spiegarono inoltre che per aprire la porta "cambiamento" bisognava avere diverse chiavi, e queste ultime erano nascoste dentro noi, però mi dissero anche che la porta dell'autodistruzione non necessitava di alcuna chiave ma solo di odio, rancore, frustrazione e trascorsi macabri. Provai a cercare le chiavi della prima porta, ma non riuscivo a trovarle, mi dissero che la prima era etichettata con la parola motivazione, ed era quella più nel profondo del nostro essere, ma trovarla comportava un prezzo da pagare altissimo ma altrettante cose belle dall'indescrivibile sapore di lucidità, dal profumo di brezza marina corallina. Io non trovai la chiave, e varcai la porta che potevo utilizzare, poiché avevo tutto ciò che necessitava senza neanche bisogno di cercare. Mi ritrovai in una strada buia, ogni tanto dei piccoli bagliori la illuminavano, erano anime che bruciavano, fui improvvisamente strattonato da una sagoma dal bagliore accecante, riuscivo solo a udire la frase: "vale la pena di vivere, se pur piangerai un giorno sorriderai, vieni con me!". Non so perché, ma anche non volendo mi ritrovai di nuovo su un altro mondo, codesto veniva chiamato "comunità terapeutica per tossicodipendenti". Appena dentro notavo persone di ogni età senza niente di materiale, sorridere e convivere , i loro volti parlavano di sofferenza che a piccoli passi sarebbe diventata felicità non permanente, ma a loro non interessava, dicevano di essere coscienti che la vita non era fatta solo di emozioni positive. Spostando lo sguardo stanco dai neurolettici, vidi inoltre le comunissime persone del mondo definito relativamente normale porgere la mano a chi cadeva, venivano chiamati operatori, ma erano diversi, sembravano dei soldati che si schieravano contro l'inferno chiamato droga, per proteggerci. Essi mi narrarono che un giorno avrei indossato quell'uniforme e avrei potuto scegliere di vivere pagando un prezzo caro, ma guadagnando qualcosa di più prezioso del denaro, e che avrei potuto aiutare chi stava nel mio mondo a uscirne, e distruggerlo con un esplosione dal rumore di una supernova nello spazio... Iniziai a ricercare quelle chiavi che non trovavo, e ancora oggi le cerco, ma ne ho trovato un paio, la più grande ha il nome di vita, e ha colori indescrivibili mai visti. Dedicato a chi lotta ogni giorno, a ogni operatore di C..., a ogni utente e a ogni sognatore sveglio!

Salvatore