
LA REDAZIONE DE L'URLO
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Sere di cui neanche mi ricordo, emozioni alterate e amplificate, spesso mutilate. L'inverno dentro me e, fuori, gli occhi gonfi, midriasi, miosi, tachicardia, scoordinamento motorio, paranoia improvvisa, occhiaie su un volto morto e gelido che, senza parlare, raccontano della sera prima. Nistagmo, labbra livide dal bruxismo, methylenediossimetanfetamina, ketamina, acido lisergico, thc, quietapina e clonazepam. Delorazepam, buprenorfina, diazepam. Sedazione eccessiva o intensa euforia, rilascio anormale di serotonina e, ancora, ho l'odore di quegli anni addosso, di quella camera del mio corpo che riposa con le buste sotto il cuscino e gli spasmi muscolari, pensieri suicidari, ma tutto andava bene, per me era il mio mondo, spesso chiuso in una camera o per le vie del centro. I vicoli, le piazze, le cliniche.
Smisi di guardare la tv presto, la sensazione era orrenda, un mondo felice fatto di grandi talenti che presentano le loro facce al mondo intero, e celano dietro falsi sorrisi la brutalità di una realtà ancora più orrenda, la tristezza del mondo al di fuori del maxi schermo, ma finche sei dentro pare tutto cosi bello. Quiz a premi e giovani illusi di diventare ricchi con la cultura, come se non bastasse la cultura stessa a renderli tali, ma al giorno d'oggi sento ancora quegli odori, e se venissero dal profondo di me? beh... dovrei ingerire litri di profumo per coprirne l'odore nauseabondo, non servirebbe comunque ad aprire il giardino dei ricordi contorti, non vi è una chiave, dovrei costruirla, parlavano spesso di un piccolo fabbro che, una volta che lo riuscì ad aprirlo, si chiuse dentro e venne ucciso dai suoi stessi ricordi, e la chiave fu così persa tra il fango rosso sangue e le microfine infette. Sono cresciuto con gli incubi, di conseguenza morirò sognando?
Smisi di guardare la tv presto, la sensazione era orrenda, un mondo felice fatto di grandi talenti che presentano le loro facce al mondo intero, e celano dietro falsi sorrisi la brutalità di una realtà ancora più orrenda, la tristezza del mondo al di fuori del maxi schermo, ma finche sei dentro pare tutto cosi bello. Quiz a premi e giovani illusi di diventare ricchi con la cultura, come se non bastasse la cultura stessa a renderli tali, ma al giorno d'oggi sento ancora quegli odori, e se venissero dal profondo di me? beh... dovrei ingerire litri di profumo per coprirne l'odore nauseabondo, non servirebbe comunque ad aprire il giardino dei ricordi contorti, non vi è una chiave, dovrei costruirla, parlavano spesso di un piccolo fabbro che, una volta che lo riuscì ad aprirlo, si chiuse dentro e venne ucciso dai suoi stessi ricordi, e la chiave fu così persa tra il fango rosso sangue e le microfine infette. Sono cresciuto con gli incubi, di conseguenza morirò sognando?

Si, ora ricordo, mi narrarono inoltre di un libro chiamato Bibbia, dissero che poteva salvarmi, la chiamano fede, io gli replicai che di favole ne avevo lette e sentite abbastanza, e fui definito uno stolto, pensavo di essere cresciuto, forse mi sbaglio, poiché sono uno stolto o un infedele perché non credo più alle favole. Una sensazione comune credere che l'inferno sia qui e ora come una prova, quasi come un gioco, chi lo lascia perde la posta che sarebbe una vita migliore o, meglio, un posto migliore chiamato paradiso. Oddio ora sono anche incoerente, scusatemi, e, sempre parlando di gioco, mi ci sono messo in gioco mi sono esposto in modo lucido in un altro mondo chiamato amore, era strano, vedevo persone mano nella mano camminare su petali di rose scarlatte , il fruscio del vento sussurrava una frase: "ti amo". Poi all'improvviso su quegli stessi petali ci camminai preso per mano con lei, quel fruscio si insidiò nelle nostre teste, non avevamo bisogno di parlare, ci bastava incrociare gli sguardi per ritrovarci sotto una luna piena dal colore cristallino, delle stelle dal bagliore accecante, fui spaventato dopo un periodo in quel mondo, allora lei mi chiese di parlare e un frastuono assordante uscì dalle mie corde vocali, rendendo lei una salma pallida e orribile. Scappai e tornai alla mia navicella spaziale.
Ritornai sul mio pianeta e iniziai a riempire i polmoni di fumo, il naso di polveri colorate, lo stomaco di liquidi dal sapore amaro. Cristalli di metamfetamina sulla lingua... corsi in quella camera e mi guardai allo specchio, come ero bello! Ero stupendo ai miei occhi, ma gli specchi diventarono occhi, occhi della gente "normale", a me facevano ridere sinceramente, li vedevo schiavi del loro mondo fatto di lavori pesanti, dolori squarcianti, vecchiaia che diventava tristezza che a sua volta diventava depressione, illusione. Fu quella follia a spingermi troppo oltre, non esisteva più differenza tra giorno e notte, stare bene o stare male, normalità e anormalità; fui catturato e chiuso in un mondo chiamato "istituto penale minorile", vi erano sbarre ovunque, porte blindate, feccia della gioventù odierna di diverse etnie, in cui non vi erano regole ma il più forte annientava il più debole, e io ero un debole senza le mie polveri colorate, i polmoni vuoti come il mio stomaco e la mia lingua non aveva più quel sapore di amfetamina, di conseguenza fui annientato e il risveglio dopo la morte fu in un mondo piuttosto bizzarro.
Lo chiamavano "comunità terapeutica", notavo giovani, ragazzi e ragazze, convivere come una famiglia, come se ignorassero che non si sarebbero mai visti né conosciuti nel mondo di fuori, poi vedevo adulti assediare uffici e dettar regole con aria di superiorità intellettuale, poiché avevano con loro dei pezzi di carta con scritte che neanche loro comprendevano, ma erano apparentemente felici. Cercai disperatamente un'uscita di emergenza, volevo tornare nel mio mondo ma non vi erano indicazioni nell'ambiente che mi circondava, chiesi così ai giovani, ma dissero che vi era una porta con la scritta "cambiamento" e una a seguire con la scritta "autodistruzione". Mi spiegarono inoltre che per aprire la porta "cambiamento" bisognava avere diverse chiavi, e queste ultime erano nascoste dentro noi, però mi dissero anche che la porta dell'autodistruzione non necessitava di alcuna chiave ma solo di odio, rancore, frustrazione e trascorsi macabri.

Salvatore
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